Percorso pluritematico del “Coren delle Fate”
Il Percorso Pluritematico del “Coren delle Fate” di Sonico, posto all’interno dell’esteso Parco dell’Adamello, è stato oggetto nel 2007 di un intervento di valorizzazione.
L’area, segnalata per la prima volta nel 1950, è studiata in un primo momento da Emmanuel Anati, fondatore e direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici, che scopre e pubblica l”idolo di Sonico”, figura geometrica sulla roccia 1. Successivamente, il lavoro di Ausilio Priuli (negli anni ’90) permette di individuare di nuove superfici incise e porta alla creazione del parco.
Quest’area è caratterizzata da rocce micascistiche (Scisti di Edolo), dure e rugose, difficili da incidere. Queste pietre differiscono dalle superfici dei parchi della media valle: arenarie permiane di colore violaceo più facili da scalfire.
Lasciata l’auto nei pressi del centro storico del paese di Sonico, si prende il percorso segnalato dai pannelli del Parco dell’Adamello. Il sentiero si inoltra lungo un affascinante bosco di castagni in leggera salita per alcuni minuti fino a giungere a un bivio dove, seguendo le indicazioni dei pannelli, si imbocca il ripido percorso che conduce alle rocce incise.
Giunti alla “roccia 1”, la prima superficie che si incontra lungo il sentiero, non si può non rimanere incantati dalla visuale circostante: queste incisioni sono tra le più settentrionali della valle e si trovano in un luogo strategico, in posizione dominante rispetto all’abitato moderno. Da questa terrazza naturale è possibile ammirare l’inizio della Valle di Corteno, collegamento con la Val Tellina, e il paese di Edolo, superato il quale si può raggiungere il Passo del Tonale e quindi il Trentino.
Le incisioni che si possono ammirare sulle superfici affioranti sono quasi esclusivamente di due tipologie: figure geometriche e palette. Cerchi, linee e coppelle (piccole incisioni circolari) si alternano e abbinano in svariati modi creando giochi e composizioni spesso uniti tra loro da linee e canalette. Secondo un primo studio, avanzato dal prof. Anati negli anni ’60 del ‘900, alcune figure circolari della roccia 1 avrebbero rappresentato un “idolo”, databile al Neolitico (V-IV millennio a.C.). Successive ricerche hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di rappresentazioni topografiche, riscontrabili in molte zone della valle.
Tra le varie figure presenti, molto interessanti sono le ruote raggiate, probabilmente legate alla ciclicità del sole e alla sacralità del fuoco. A fianco delle numerose raffigurazioni geometriche, sono invece rare le incisioni figurative. Tra queste, molto diffuse sono le figure di “palette”.