Rock Drawings in Valcamonica

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8 stages
4.5
Valle dei segni

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The eight rock art parks of Camonica Valley

Camonica Valley is known worldwide for its outstanding wealth and variety of engraved rock art. In 1979 it was the first Italian site to be included on UNESCO’s World Heritage List. It is a truly unique place of beauty and charm, where Humankind interacted with the environment since Prehistory, characterizing it as the “The Valley of Landmarks”.

UNESCO’s heritage n. 94 nomination, “Rock Drawings in Valcamonica”, testifies a bounty of engravings scattered along the entire valley, with more than 180 sites spread over 24 municipalities, covering more than twelve thousand years of history. Its chief importance refers not only to the amount of engraved subjects and their chronological evolution, but also to the close relation between the engraved figures and Human history: discovering and getting to know Camunian rock art is the first step toward a unique and unforgettable journey into European prehistory and protohistory, to arrive, through engravings of historical ages (Roman, medieval, modern) at the threshold of the 20th century.

Currently there are eight parks where you can enjoy your visit to rock art, but their number is due to increase, not only for the wealth of archaeological finds in more areas of  the Valley, but also thanks to the Local Institutions, engaged in the promotion of the land’s cultural heritage and aware that it contributes to social-economic development.

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Valcamonica Rock Art” introduces you in a simple and quick way to the vast and complex world of rock art.

Threading your way through Camonica Valley’s archaeological parks you may wonder at the hunters, warriors and farmers, carts and ploughs, horses, oxen, deer, water birds and dogs, huts and medieval rooks.... many more engraved figures and symbols, and their associated theories!

The site introduces the visitor to this fascinating cultural heritage, where art intertwines with history, religion and Humanities. A tour of these places is a fundamental step to experience in person an exciting journey backward in time.

Parco di interesse sovracomunale del Lago Moro Luine e Monticolo

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Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro Luine e Monticolo Località Luine – Darfo Boario Terme Il Parco abbraccia una vasta area verde nei territori di...

Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro Luine e Monticolo Località Luine – Darfo Boario Terme

Il Parco abbraccia una vasta area verde nei territori di Darfo Boario Terme e Angolo Terme, in cui ricadono due ambiti archeologici: Luine e i Corni Freschi.
L’area archeologica di Luine, in posizione dominante rispetto all’abitato di Darfo B.T. ha restituito, oltre alle numerose incisioni rupestri, resti di probabili luoghi di culto, fondi di capanna e strutture murarie a secco, che potrebbero testimoniare la presenza di un “santuario” usato da una o più comunità preistoriche per svolgere cerimonie collettive.
Sugli affioramenti di pietra Simona, dal caratteristico colore viola, si contano più di 100 pannelli istoriati.

A Luine si possono visitare le più antiche incisioni rupestri del ciclo camuno, risalenti al periodo mesolitico, forse eseguite da cacciatori seminomadi che hanno utilizzato la valle come territorio di caccia sul finire delle grandi glaciazioni. Successivamente la zona fu abbandonata per diventare nuovamente luogo di culto e incisione verso la fine del Neolitico e soprattutto nell’età del Bronzo e del Ferro.

Le rocce principali sono dotate di cartellonistica esplicativa e tutti i percorsi sono ben segnalati e mantenuti. Segnaliamo la grande roccia 34, imperdibile per la sua importanza storica e per la sua bellezza artistica. Si tratta di un’enorme superficie inclinata che le incisioni ricoprono quasi completamente, abbracciando l’intero ciclo artistico camuno: dalla grande sagoma di animale databile a circa 10.000 anni fa, ai guerrieri di età del Ferro del I millennio a.C.
Quasi tutto il repertorio camuno si concentra su questa roccia, considerata fra le più belle della Valle Camonica. Nella parte alta si leggono le grandi sagome di guerrieri a corpo quadrato (alte quasi un metro) risalenti alla fine dell’età del Ferro; sotto, si trovano grandi reticoli affiancati da figure di duellanti più piccole. Si leggono chiaramente figure più enigmatiche: un meandro, un labirinto e una rosa camuna, mentre un mammellone sporgente ospita una composizione di armi di età del Bronzo. Nelle limpide giornate invernali, la vista dal basso di questa roccia emoziona e toglie il respiro!

Sempre a Luine è documentata un’importante fase neolitica, ma soprattutto una quantità eccezionale di raffigurazioni di armi e composizioni geometriche di età del Rame e del Bronzo. Fra queste ultime spiccano senza dubbio le non comuni rappresentazioni di alabarde, oggetti di prestigio rimasti in uso non oltre l’antica età del Bronzo (inizi del II millennio a.C.).
 

Il sito archeologico dei Corni Freschi

L’area del masso dei Corni Freschi, sulla riva destra dell’Oglio alla base della collina del Monticolo, fa parte del complesso di siti di culto che nel corso dell’età del Rame (III millennio a.C.) caratterizzano diverse località della Valle Camonica.
Il masso, segnalato nel 1961 da Emmanuel Anati, è un grande blocco di arenaria precipitato dal versante roccioso alle sue spalle: al centro della parete verticale è stata incisa una composizione di nove alabarde, dalla quale deriva l’altro nome con il quale viene indicato: “Roccia delle alabarde”. Le armi sono state incise a grandezza pressoché naturale, con lame che vanno da 25 a 30 cm di lunghezza circa.

Simili contesti, nei quali grandi massi staccatisi da pareti sono stati incisi e sono divenuti parte integrante di aree sacre, sono noti anche in altre località della Valle Camonica: a Cemmo di Capo di Ponte e presso la roccia 30 di Foppe di Nadro, nel comune di Ceto. I confronti tipologici ed iconografici, sia con analoghe armi rinvenute in contesti di scavo (Villafranca – VR) sia con raffigurazioni simili incise su altri massi della Valle Camonica (la stele Cemmo 3), hanno permesso di datare le istoriazioni dei Corni Freschi alla fine dell’età del Rame (seconda metà del III millennio a.C.).

http://www.vallecamonicaunesco.it/parco-luine-monticolo.php?lang=it

Parco archeologico di Asinino-Anvòia

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Il parco archeologico di Asinino-Anvòia sull’altopiano di Ossimo-Borno permette di approfondire il tema dei santuari megalitici dell’età del Rame (III...

Il parco archeologico di Asinino-Anvòia sull’altopiano di Ossimo-Borno permette di approfondire il tema dei santuari megalitici dell’età del Rame (III millennio a.C.). Qui infatti sono note diverse aree di culto con allineamenti di stele e massi, attorno ai quali si svolgevano cerimonie e riti (Anvòia, Pat, Passagròp e Ceresolo di Malegno).

Percorrendo per circa 2 km la strada carreggiata che parte dalla Chiesa di S. Rocco di Ossimo Inferiore, si arriva in automobile all’ingresso del parco in località Asinino.

Una serie di pannelli informativi illustra le campagne di scavo condotte nell’area di di Anvòia da Francesco Fedele (Università Federico II di Napoli, scavi 1988-2003), nel corso delle quali sono stati ritrovati quattro massi, allineati secondo un orientamento nord-sud. Di questi, tre erano rivolti a est con le facce principali istoriate. Particolarmente importante il ritrovamento “in situ” di offerte votive, buche di palo e ammassi di ciottoli con presenza di resti di stele, forse rotte intenzionalmente.

Le raffigurazioni incise sulle superfici dei tre massi maggiori richiamano, in maniera molto stilizzata, volti umani; è possibile riconoscere linee parallele a forma di “U” o di “T”, triangoli sovrapposti, pendagli ad occhiale e collari. Solo sul monolite denominato “M3” sono presenti alcune raffigurazioni di pugnali a lama triangolare e pomo semilunato, di tipo “Remedello”(2800-2400 a.C.).

L’antico sito calcolitico è illustrato da un plastico che mostra come si presentava 4.500 anni fa e da riproduzioni in resina degli originali, rimossi per motivi conservativi.

Riserva naturale incisioni di Ceto, Cimbergo e Paspardo

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Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo La Riserva è l’area archeologica protetta più grande della Valcamonica, con oltre 400 rocce...

Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo

La Riserva è l’area archeologica protetta più grande della Valcamonica, con oltre 400 rocce incise.
Si estende per circa 300 ettari abbracciando i tre paesi di Nadro di Ceto, Cimbergo e Paspardo.
Le rocce incise sono calate in un ambiente naturale di mezza montagna che conserva le tracce dell’intervento dell’uomo nel tempo.
La visita inizia a Nardo dal Museo didattico della Riserva (infopoint, biglietteria, audio guide, bookshoop, wi-fi, servizi) e prosegue in uno dei numerosi percorsi di visita con accesso da Nadro di Ceto (per Foppe), da Cimbergo (per Campanine - Figna) e da Paspardo (per Plas - Capitello, In Vall e Sottolaiolo).
Gli itinerari di visita consentono, in poche ore o più giorni, di ammirare molteplici aspetti della riserva: siti archeologici, aspetti etnografici ed ambientali.
 

L’area di Foppe di Nadro

L’area di Foppe di Nadro è un susseguirsi di superfici fittamente istoriate organizzate in un piacevole percorso ad anello. Le incisioni ritrovate vanno dal V mill. a.C. fino all’alto medioevo; particolarmente importanti le figurazioni dell’età del Bronzo (II mill. a.C. con una ricca tipologia di armi) e i leggiadri guerrieri riferibili alla fase di influenza etrusca (età del Ferro medio). All’ingresso dell’area istoriata, su un leggero pianoro, è allestita un’area di sosta dedicata all’attività didattica con una simulazione di scavo archeologico, la ricostruzione di una capanna neolitica e di una casa retica di età del Ferro.

Sentieristica interna al circuito: circa 2000 metri, percorso semplice ma non infrastrutturato per la visita di disabili motori o con difficoltà motorie
Tempo previsto per la visita: circa 3 ore
 

La rocca di Cimbergo

La rocca di Cimbergo (XII-XIII sec.) incombe sul sentiero che conduce a Campanine, dove le ricerche archeologiche, da poco concluse, hanno individuato più di 100 rocce istoriate, di cui solo una dozzina organizzata nel percorso di visita turistico. L’area iniziò ad essere istoriata durante l’età tardo-neolitica (fine IV mill. a.C.), fu momentaneamente abbandonata durante i secoli successivi (poche le incisioni del II mill. a.C.) e il suo utilizzo riprese nell’ultimo millennio a.C. Vi è stata inoltre individuata una ricchissima e finora unica concentrazione di istoriazioni eseguite dalla fine dell’epoca romana fino alla piena età moderna.
 

Sentieristica interna al circuito: circa 2000 metri, percorso impegnativo non infrastrutturato per la visita di disabili motori o con difficoltà motorie
Tempo previsto per la visita: circa 2 ore
 

L’area archeologica di Paspardo

A causa della sua considerevole estensione, l’area archeologica di Paspardo è suddivisa in sottoaree immerse in un suggestivo ambiente montano, in buona parte integro, ciascuna caratterizzata da stili esecutivi e da soggetti unici non riscontrabili in altre zone della Valle. Segnaliamo le zone aperte al pubblico e dotate di infrastrutture turistiche, tutte comodamente raggiungibili a piedi dal paese: Plas - Capitello, In Vall e Sottolaiolo.
 

Sentieristica interna al circuito: circa 1000 metri, percorsi facili
Il percorso di visita di Sottolaiolo è attrezzato per portatori di handicap visivo e motorio
Tempo previsto per la visita: circa 3 ore (Plas - Capitello, In Vall e Sottolaiolo)

 

Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane

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Roccia 1 particolare  Roccia 1, particolare della superficie con cervi e figure antropomorfe Copyright: autore Francesco Prezioso, "Laboratorio di Valorizzazione e Comunicazione dei Beni Archeologici" Università IULM di Milano.
Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, è stato il primo parco istituito in Valle Camonica nel 1955. L’area si estende per...

Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, è stato il primo parco istituito in Valle Camonica nel 1955. L’area si estende per oltre 14 ettari e costituisce uno dei più importanti complessi di rocce incise nell’ambito del sito del Patrimonio Mondiale UNESCO n. 94 “Arte Rupestre della Valle Camonica”. Al suo interno, in uno splendido ambiente boschivo, è possibile ammirare ben 104 rocce incise, corredate da pannelli informativi e suddivise in 5 percorsi di visita facilmente percorribili per circa 3 Km. La visita completa di tutti i percorsi richiede almeno 4 ore.

Su queste ampie superfici di arenaria di colore grigio-violaceo, levigate dall’azione dei ghiacciai, gli antichi abitanti della Valle realizzarono immagini picchiettando con un percussore litico o, più raramente, incidendo con uno strumento a punta. La cronologia delle istoriazioni del Parco si colloca tra il Neolitico (V-IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.), anche se non mancano incisioni di età storica. L’epoca meglio rappresentata è sicuramente l’età del Ferro, quando la Valle era abitata dai Camunni delle fonti romane.

Alcune rocce sono di notevoli dimensioni, come la Roccia 1, che colpisce il visitatore per la straordinaria ricchezza e varietà delle figure incise, circa un migliaio. Sono presenti molte figure di animali, uomini armati, telai verticali a pesi, palette, edifici, coppelle e un labirinto.

Molte rocce sono dominate da figure umane realizzate in modo schematico, nella posizione detta dell’orante: hanno braccia rivolte verso l’alto, gambe contrapposte e corpo lineare, con alcune varianti. Gli studi mostrano la lunga durata di questo tipo di figura che ha inizio nel Neolitico e perdura fino agli inizi età del Ferro. Sulle rocce del Parco possono essere presenti guerrieri, cavalieri, animali, edifici, figure simboliche ed iscrizioni camune, a volte interpretati come elementi di scene di significato complesso, ma è necessaria molta prudenza. Molto spesso le superfici rocciose erano ripetutamente incise, sovrapponendo tra loro figure di età diverse. È così che ad esempio è nata la cosiddetta “scena del villaggio” della roccia 35, dove alcuni edifici che si sovrappongono a precedenti scene di caccia al cervo sembrano mostrare un villaggio con le sue attività. Alcune figure presentano una particolare valenza artistica, come la famosa raffigurazione del sacerdote che corre della roccia 35. In alcuni casi abbiamo vere e proprie raffigurazioni divine, come nel caso della Roccia 70, dove una figura di grandi dimensioni, dalle evidenti corna di cervo, è interpretata come il dio Cernunnos, che trova confronti con il celebre calderone di Gundestrup (Danimarca).

http://www.vallecamonicaunesco.it

Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina

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Il Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina nasce nel 2005 con l’intento di salvaguardare e proteggere il patrimonio d’arte rupestre ivi conservato. La...

Il Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina nasce nel 2005 con l’intento di salvaguardare e proteggere il patrimonio d’arte rupestre ivi conservato.

La riserva, raggiungibile dal paese di Capo di Ponte, copre un territorio posto tra i 400 e i 600 m s.l.m. Soggetta ad una particolare esposizione del sole, l’area è caratterizzata da una fauna specifica di climi più caldi. Vicino agli alberi tipici della media valle, è possibile ammirare alcune specie particolari come l’Opuntia Compressa, piccolo fico d’India che con i suoi frutti viola richiama le sfumature della roccia affiorante.

Figure e segni di quest’area sono segnalati dai vari studiosi fin dagli anni trenta del Novecento, ma vere e proprie ricerche sistematiche iniziano solo nel 1963, quando Emmanuel Anati, direttore e fondatore del Centro Camuno di Studi Preistorici, pone la sua attenzione sul sito. Nei successivi tre anni, Anati individua le sottoaree in cui la zona è divisa ancora oggi: Seradina I-Corno, Seradina I-Ronco Felappi, Seradina II, Seradina III e Bedolina, quest’ultima resa famosa dall’insieme di incisioni definite Mappa di Bedolina.

Negli anni seguenti il Centro Camuno concentra i suoi studi sulla grande roccia 12 di Seradina I, mentre nel frattempo la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia decide di salvaguardare la Mappa di Bedolina grazie ad un restauro conservativo.

All’interno del Parco è possibile apprezzare, grazie a cinque percorsi di visita, varie tipologie di incisioni. L’occhio del visitatore può ammirare i maestosi guerrieri-cacciatori, le numerose scene di aratura, la capanne e le iscrizioni in Nord Etrusco. Percorrendo il sentiero che collega l’area di Seradina a Bedolina, si può restare affascinati dalle incisioni di corni, probabili strumenti musicali ed arrivare a scoprire la Mappa di Bedolina, posizionata su una terrazza naturale che permette di abbracciare con lo sguardo tutto il paesaggio sottostante.

Di notevole importanza è la roccia 12 di Seradina I, sulla quale è possibile ammirare un centinaio di figure incise. Estremamente curate e dinamiche rappresentano scene di caccia al cervo e scene di aratura: si riconoscono duellanti, cavalieri, cervi dalle grandi corna, cani dalla bocca spalancata, eroi che fermano a mani nude serpenti e oranti con le braccia alzate.

Oltre a queste figure, realizzate con un tratto fine e sicuro, tipiche di quest’area sono anche le rappresentazioni di armati dai corpi squadrati, che sono stati incisi all’interno.

All’ingresso del primo percorso di visita sono ubicate due cascine di servizio con saletta di proiezione che presenta il Parco, una mostra permanente dei calchi in gesso della collezione “Battista Maffessoli” (fedeli riproduzioni delle più importanti rocce incise della Valle Camonica), la mostra fotografica "Nel bosco dei Graffiti" e un'area relax.

Come arrivare

A Capo di Ponte svoltare in direzione di Pescarzo; quindi girare a sinistra seguendo sempre Ie indicazioni per Pescarzo, oltrepassare il ponte sul fiume Oglio e proseguire fino al Cimitero, dove si possono parcheggiare gli autoveicoli, e si imbocca la strada acciottolata che lo costeggia sulla sinistra. L'accesso diretto all'area di Bedolina può essere raggiunto in auto percorrendo la strada Cemmo-Pescarzo, fino al parcheggio posizionato, salendo, sulla sinistra.

Orari di apertura

dall' 1 marzo al 31 ottobre aperto tutti i giorni dalle h. 10.00 alle h. 17.00 (ultimo ingresso h. 16.30)  CHIUSO IL GIOVEDI
dall' 1 novembre al 29 febbraio aperto nei giorni di  lunedì, sabato e domenica dalle h. 10.00 alle h. 16.00 (ultimo ingresso h. 15.30)

(foto © Agenzia Turistico Culturale Comunale di Capo di Ponte)

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Parco archeologico nazionale dei massi di Cemmo

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Nella piccola valle di Pian delle Greppe, a poca distanza dalla frazione omonima di Capo di Ponte, sorge il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo. Un...

Nella piccola valle di Pian delle Greppe, a poca distanza dalla frazione omonima di Capo di Ponte, sorge il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo. Un’area archeologica non solo di grande suggestione per il contesto naturale, ma anche di grande importanza nella storia degli studi dell’arte camuna. La segnalazione dei massi, infatti, avvenuta nel 1909 ad opera del giovane geografo Gualtiero Laeng, costituisce la prima menzione di incisioni rupestri nella Valle Camonica. Da allora sono stati numerosi gli studiosi che hanno condotto indagini nell’area o hanno proposto un’analisi delle istoriazioni. A partire dalle ricerche di Emmanuel Anati per il Centro Camuno di Studi Preistorici (1962) fino agli interventi che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha avviato a partire dai primi anni ’80, in occasione di lavori pubblici nell’area. Proprio le ultime indagini, promosse in previsione della creazione del parco (inaugurato nell’ottobre del 2005), hanno finalmente permesso la ricostruzione della complessa e lunga storia del sito.
L’area dei due massi, precipitati dalla parete retro¬stante all’inizio dell'Olocene, risulta già frequentata nel Mesolitico Antico (circa IX millennio a.C.) e nel Neolitico Recente (IV millennio a.C.), ma è trasformata in un vero e proprio santuario megalitico nell’età del Rame, quando i due massi furono incisi e la zona antistante venne circoscritta da tre solchi di aratura e arricchita da molte altre stele.

Nell’età del Bronzo fu costruito un grande muro, largo alla base 2,50 metri, che circoscrive lo spazio sacro, che viene ristrutturato anche nell’età del Ferro (V/IV-II/I sec. a.C). Il santuario perdura in età romana e viene definitivamente disattivato con l’avvento del Cristianesimo: le stele sono abbattute e in parte buttate in grandi fosse.

Sul Masso 2, oltre alle raffigurazioni di animali (stambecchi, cerbiatte e canidi in cui si riconoscono branchi di lupi ed un cane raffigurato con la coda all'insù), si riconoscono armi (un’ascia, un’alabarda e numerosi pugnali) e figure umane stilizzate. Si possono ammirare due celebri raffigurazioni legate alle innovazioni tecnologiche del III millennio a.C.: un carro a quattro ruote piene ed un aratro.

Sul Masso 1 sono incise oltre centocinquanta raffigurazioni com¬prendenti animali (cervi dalle grandi corna ramificate, cerbiatte, camosci con corte corna ad uncino, stam¬becchi, cinghiali o maiali, canidi e bovidi), pugnali ed una scena di aratura.

Le oltre 20 stele e gli altri materiali, rinvenuti nel corso delle recenti indagini, troveranno collocazione nel Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica a Villa Agostani a Capo di Ponte.

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Parco comunale archeologico e minerario di Sellero

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Il Parco Comunale Archeologico e Minerario di Sellero racchiude ben quattro diversi siti d’arte rupestre e l’area mineraria di Carona. Testimoniata fin dall’...

Il Parco Comunale Archeologico e Minerario di Sellero racchiude ben quattro diversi siti d’arte rupestre e l’area mineraria di Carona.
Testimoniata fin dall’età del Ferro, primo millennio a.C., l’attività mineraria segna l’economia della Valle Camonica durante tutta l’età storica, divenendo preponderante nel XVI e XVII secolo.
Le miniere di Carona, poste a nord-ovest del paese di Sellero, a circa 800 m. s.l.m., sono caratterizzare da cunicoli, gallerie e resti di alloggiamenti per gli operai e per gli attrezzi e sono state sfruttate a partire dalla fine dell’800 fino al 1951. Ricche di carbonato di calcio, calcopirite e quarzo presentano anche rame e ferro.
Dei quattro siti d’arte rupestre solo uno, quello di Carpène, è stata attrezzato con un percorso di visita.
Lasciata l’auto nel paese di Sellero, vicino al torrente Re, è possibile raggiungere le rocce di Carpène, percorrendo un sentiero che sale di quota, alternando salite a tratti pianeggianti. Dopo una breve camminata (25-30 minuti) si arriva all’area attrezzata dov’è possibile ammirare alcune delle circa venti superfici che compongono questo sito.
Le prime indagini sistematiche nell’area, già segnalata negli anni ’30 del ‘900, sono degli anni ’80 quando l’amministrazione comunale richiede l’intervento del Centro Camuno di Studi Preistorici.
Nel 2008, su impulso del Dipartimento Valcamonica Lombardia del Centro Camuno, nasce il parco comunale Archeologico e Minerario di Sellero, dove il valore dell’arte rupestre si unisce alla tutela della natura circostante.
Le superfici affioranti sono caratterizzate da una roccia dura con striature metalliche che denunciano la presenza di quarzo al loro interno, difficili da incidere sono state scelte dall’uomo della preistoria fin dal Neolitico (fine IV-inizi III millenio a.C.). Le figure presenti testimoniano una pausa dell’azione incisoria nell’età del Rame e del Bronzo (III-II millennio a.C.) e un significativa ripresa della produzione nell’età del Ferro (I millennio a.C.).
Tra le rocce indicate dal percorso, la grande roccia 2-3 offre la possibilità di osservare alcune delle figure più importanti del parco, su questa superficie si riconosce il maestoso insieme di elementi geometrici definito da alcuni studiosi “idolo femminile” da altri “mappa topografica”; il “viandante”, forse rappresentazione del dio celtico Esus, e la più grande incisione di “Rosa Camuna” ad oggi conosciuta.
Le restanti superfici offrono la possibilità di ammirare uno dei temi peculiari dell’età del Ferro: i guerrieri, rappresentati singoli o in scene corali. Caratterizzati da scudi, spade o lance ed elmi gli armati segnano la roccia 1 e la vicina roccia 4. Alternati a palette, canalette e coppelle sono quasi sempre appiedati, tranne per alcune affascinanti scene di cavalieri, fra le quali uno sembrerebbe intento in una prova di abilità in piedi sul cavallo

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Percorso pluritematico del "Coren delle Fate"

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Il Percorso Pluritematico del “Coren delle Fate” di Sonico, posto all’interno dell’esteso Parco dell’Adamello, è stato oggetto nel 2007 di un intervento di...

Il Percorso Pluritematico del “Coren delle Fate” di Sonico, posto all’interno dell’esteso Parco dell’Adamello, è stato oggetto nel 2007 di un intervento di valorizzazione.
L’area, segnalata per la prima volta nel 1950, è studiata in un primo momento da Emmanuel Anati, fondatore e direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici, che scopre e pubblica l”idolo di Sonico”, figura geometrica sulla roccia 1. Successivamente, il lavoro di Ausilio Priuli (negli anni ’90) permette di individuare di nuove superfici incise e porta alla creazione del parco.
Quest'area è caratterizzata da rocce  micascistiche (Scisti di Edolo), dure e rugose, difficili da incidere. Queste pietre differiscono dalle superfici dei parchi della media valle: arenarie permiane di colore violaceo più facili da scalfire.

Lasciata l’auto nei pressi del centro storico del paese di Sonico, si prende il percorso segnalato dai pannelli del Parco dell’Adamello. Il sentiero si inoltra lungo un affascinante bosco di castagni in leggera salita per alcuni minuti fino a giungere a un bivio dove, seguendo le indicazioni dei pannelli, si imbocca il ripido percorso che conduce alle rocce incise.
Giunti alla "roccia 1", la prima superficie che si incontra lungo il sentiero, non si può non rimanere incantati dalla visuale circostante: queste incisioni sono tra le più settentrionali della valle e si trovano in un luogo strategico, in posizione dominante rispetto all’abitato moderno. Da questa terrazza naturale è possibile ammirare l’inizio della Valle di Corteno, collegamento con la Val Tellina, e il paese di Edolo, superato il quale si può raggiungere il Passo del Tonale e quindi il Trentino.

Le incisioni che si possono ammirare sulle superfici affioranti sono quasi esclusivamente di due tipologie: figure geometriche e palette. Cerchi, linee e coppelle (piccole incisioni circolari) si alternano e abbinano in svariati modi creando giochi e composizioni spesso uniti tra loro da linee e canalette. Secondo un primo studio, avanzato dal prof. Anati negli anni ’60 del ‘900, alcune figure circolari della roccia 1 avrebbero rappresentato un “idolo”, databile al Neolitico (V-IV millennio a.C.). Successive ricerche hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di rappresentazioni topografiche, riscontrabili in molte zone della valle.
Tra le varie figure presenti, molto interessanti sono le ruote raggiate, probabilmente legate alla ciclicità del sole e alla sacralità del fuoco. A fianco delle numerose raffigurazioni geometriche, sono invece rare le incisioni figurative. Tra queste, molto diffuse sono le figure di “palette”.