La Via Crucis di Beniamino Simoni
Il capolavoro d’arte lignea della Valle Camonica
Ben 198 figure lignee che inscenano la passione di Cristo, un percorso “salvifico” a gradoni che dagli “inferi del peccato” sale fino alla deposizione di Cristo e alla “salvezza”, 14 stazioni della Via Crucis ospitate nelle nicchie (o Capèle) del Santuario di Cerveno: è questo lo splendido e imponente capolavoro della scultura lignea di Beniamino Simoni, realizzato tra il 1752 e il 1764.
La peculiarità di questa Via Crucis sta nella sua forte carica espressiva: un modo di rappresentare crudo, che intensifica la drammaticità degli episodi della Passione. E se i protagonisti di queste vicende, Gesù e le pie donne, sono rappresentati in maniera classica, i soldati e la gente comune hanno invece tratti assolutamente realistici e popolani, talvolta persino grotteschi, certo debitori della lezione di Romanino. Si pensa che Simoni, per realizzare i suoi figuranti, abbia preso spunto proprio dagli abitanti di Cerveno, ed è sorprendente notare come, ancora oggi, non sia difficile ravvisare certe fisionomie nella piccola comunità.
La presenza di queste statue ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita dei cervenesi, tanto che ad esse è legato il rito della Santa Crus, una rappresentazione popolare che con cadenza decennale mette in scena le stazioni della Passione. Tutta la comunità partecipa a questo rito collettivo, e per realizzare i costumi si prendono a modello proprio le statue del Simoni.
Il Compianto sul Cristo morto, conservato nella Chiesa di San Maurizio a Breno, rappresenta la conclusione ideale e artistica della Via Crucis di Cerveno, ed è unanimemente considerata l’ultima cappella del ciclo, la XIV.
Le tappe
Il Santuario della Via Crucis a Cerveno
La Via Crucis di Beniamino Simoni nella chiesa di S. Martino a Cerveno è l’opera d’arte forse più singolare di tutto il Settecento religioso longobardo. Nel 1752 Simoni si stabilì con tutta la famiglia a Cerveno, rimanendovi 8 anni e lavorò al Santuario fino al 1764.
Il santuario racchiude scene affrescate e 198 statue lignee, finte architetture e marmi dipinti, tendaggi e cieli, conchiglie e motivi floreali, simboli e scritte, il tutto prevalentemente in toni pastello e si caratterizza per un un lungo corridoio ai cui lati simmetricamente si aprono, mediante archi alternati, le cappelle corrispondenti alle stazioni: sette a destra e sei a sinistra.
La prima stazione è collocata in alto a sinistra, cosicché la successione si svolge in senso antiorario, scendendo a sinistra e salendo a destra. Sui pilastri tra una cappella e l’altra una serie di profeti individuati dal nome reca cartigli con citazioni bibliche, mentre ciascuna stazione è segnalata dalla corrispondente didascalia e da simboli della Passione.
La Via Crucis di Cerveno segue uno schema: la discesa agli inferi del peccato e la risalita verso la salvezza e la resurrezione, attraverso cui si trasmette proiezione spaziale non solo al messaggio evangelico della salvezza ma anche al significato rituale della Messa.
Ogni 10 anni lungo le vie del paese si celebra la Santa Crus, un corteo ispirato ai riti processuali della Via Crucis, in cui i personaggi in costume, che si rifanno alle scultore lignee di Simoni, compongono una serie di “quadri viventi”.
Il Compianto sul Cristo morto a Breno
Il Compianto sul Cristo morto, conservato nella Chiesa di San Maurizio a Breno, rappresenta la conclusione ideale e artistica della Via Crucis di Cerveno, ed è unanimemente considerata l’ultima cappella del ciclo, la XIV.
Nel 1761 Beniamino Simoni si trasferisce a Breno, interrompendo la sua attività a Cerveno, forse a causa di un deterioramento dei rapporti con il nuovo parroco (in questo periodo i lavori per le Cappelle della Via Crucis non erano ancora terminati).
In una lettera inviata dal parroco di Cerveno agli eredi di Andrea Fantoni perché subentrassero (come poi avvenne) nella prosecuzione della Via Crucis si avverte tutta la disistima nei confronti di Beniamino, che non viene neppure nominato, mentre il suo arrivo a Cerveno viene definito un accidente, aggiungendo poi sbrigativamente che egli non è in caso di terminare l’opera iniziata.
L’oblio in cui cadde la figura del Simoni rende difficile – al di là delle statue realizzate per la Via Crucis di Cerveno e il Compianto di Breno – la ricostruzione del catalogo dei suoi lavori. Recenti indagini hanno consentito di attribuire al Simoni anche le sette statue del Compianto sul Cristo Morto (o Santo Sepolcro) posto nella Parrocchiale di Santa Maria a Padenghe sul Garda eseguite nel 1732 e che sono illuminanti per comprendere gli esordi artistici dello scultore della Valsaviore.
L’oblio in cui cadde la figura del Simoni rende difficile – al di là delle statue realizzate per la Via Crucis di Cerveno e il Compianto di Breno – la ricostruzione del catalogo dei suoi lavori. Recenti indagini hanno consentito di attribuire al Simoni anche le sette statue del Compianto sul Cristo Morto (o Santo Sepolcro) posto nella Parrocchiale di Santa Maria a Padenghe sul Garda eseguite nel 1732 e che sono illuminanti per comprendere gli esordi artistici dello scultore della Valsaviore.