Chiesa di San Brizio - Monno
Posizione

Certamente la prima chiesa era di origini “carolinge”, o per meglio dire “tournensi”, legata al monastero dei monaci benedettini di Tours, come indica il santo titolare, San Brizio, successore di San Martino.
Se si deve infatti dar credito alla lapide murata all’esterno della chiesa, essa risale al tempo di Carlo Magno, ma sicuramente verso il 1000 aveva anche funzioni di ospizio per i pellegrini in transito sulla strada Valeriana. Nel 1284 ha inizio la serie dei parroci di Monno. Prima chiesa parrocchiale mantenne questo titolo fino al 1652, quando al centro del paese venne consacrata la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Per l’interessamento di molti monnesi, anche emigrati, in quegli anni la chiesa fu restaurata e divenne un santuario. La devozione al Santo è testimoniata da molti ex voto: il più grande è stato commissionato a Roma da quattro monnesi preservati alla peste del 1630 e raffigura San Brizio in abiti vescovili attorniato dai quattro offerenti. Se il XVII e XVIII sec. furono secoli d’oro, il XIX e il XX furono secoli d’abbandono, con varie espoliazioni da parte dei ladri. Il santuario, in posizione dominante la strada statale, si distingue per una sua eleganza e singolarità dovuta alle tre caratteristiche finestre della facciata principale e per il solido e bel campanile in pietra, con gli archi delle celle campanarie ravvivati dal delicato accostamento tra il color bigio del granito e il bianco smorzato del marmo di Vezza. All’interno è singolare il loggiato sostenuto da due colonne in marmo bianco di Vezza. Della stupenda ancona in legno, attribuibile al Fantoni o alla Bottega di G. B. Zotti, resta ben poco, perché spogliata dai ladri in varie occasioni. La pala, recuperata dopo un furto e restaurata, si trova nella chiesa parrocchiale. Del tardo ‘700 sono gli affreschi del soffitto, con San Brizio, San Martino, i Santi Pietro e Paolo, Cristo in gloria e altri santi.
L’interno della chiesa è decorato con pitture del Settecento, mentre il presbiterio ospita una fastosa ancona lignea opera di Giovanni Battista Zotti. Il santuario era ricchissimo di ex voto dei quali fu però fatto gran falò dopo la visita pastorale del vescovo di Brescia monsignor Giacinto Tredici.