La Leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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90 km
4 giorni - 26 ore
Medio
16 tappe
3
Valle dei segni

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Sulle orme di Carlo Magno in Valle Camonica

Immagina di seguire le vestigia di Carlo Magno fra castelli e chiese medievali, lungo un percorso, narrato dalla leggenda, che attraversa i borghi camuni teatro di antiche gesta... 

Con la Donazione del 774, Carlo Magno infeudava la Valle Camonica, recentemente conquistata, al monastero di San Martino di Marmoutier che, nei decenni successivi, vi introdurrà e consoliderà il cristianesimo fondando numerose chiese e cappelle. 

Ma un'antica leggenda trasfigura questa realtà, narrando le gesta di Carlo Magno che, attraversando tutta la valle, conquista i castelli dei signori locali inducendoli, o costringendoli, alla conversione. Per celebrare le vittorie, ma, soprattutto, la vittoria della Vera Fede, Carlo Magno fa erigere una serie di chiese cui i sette vescovi che lo accompagnano concedono ricche doti di indulgenze.
La leggenda, ambientata in una geografia reale, nomina castelli e chiese spesso ancor oggi visibili, oppure testimoniati da evidenze materiali o documentarie, formando un itinerario a tappe che, nel tardo medioevo, erano considerate altomedievali: un tour turistico ante litteram che oggi può essere ripercorso, sulle orme dell'antica leggenda che continua ad esercitare il suo fascino.

Provenendo da Bergamo, Carlo Magno sarebbe giunto a Lovere dove, incontrando e sconfiggendo sul monte Cala il giudeo Alloro, fece erigere una chiesa in onore di S. Giovanni. 
Secondo alcune versioni, da qui partì giungendo a Pian Camuno, dove forse risiedeva la figlia dello stesso duca di Lovere, a cui per gratitudine donò - essendosi fatta monaca - l’intera vallata che da lei avrebbe assunto il nome di Ca Monica
Così si diresse verso la Valgrigna, costringendo alla resa i castellani di Esine, Cividate Camuno e Berzo Inferiore, dove fece costruire le chiese dedicate rispettivamente alla SS. Trinità, a S. Stefano e a S. Lorenzo, alle quali aggiunse quella di S. Pietro in Such a Bienno
Arrivato a Capo di Ponte, fondò la chiesa di S. Salvatore, per poi proseguire,verso nord dove, sopra un monticello, fece consacrare la chiesa di S. Clemente (forse a Edolo). 
Giunto poi a Monno, si scontrò con un esercito di ebrei e pagani, che sbaragliò dopo una sanguinosa battaglia sul Mortirolo, decidendo di far erigere la chiesa di S. Brizio e, poco più oltre, all’altezza di Davena di Vezza d’Oglio, quella dedicata ai SS. Michele e Giorgio.
Entrato nell’antico territorio di Dalegno, in capo alla Valle Camonica, fondò altre due chiese: S. Alessandro, ai piedi di Vione nel territorio di Temù, e la SS. Trinità a Ponte di Legno.

Alla Leggenda di Carlo Magno è collegato anche il Cammino della Via di Carlo Magno, un itinerario "a passo lento" per conoscere il territorio in maniera lenta e sostenibile, con tanti suggerimenti di visita e tutte le informazioni sul trasporto pubblico e l'ospitalità collegati ai cammini.

 

immagine video della leggenda di Carlo Magno

 

 

 

 

 

Bergamo: Chiese di Bergamo - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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I racconti del ciclo carolingio ricordano alcune chiese di Bergamo : - L'antica cattedrale, secondo la tradizione di epoca paleocristiana, citata sin dal 774,...

I racconti del ciclo carolingio ricordano alcune chiese di Bergamo:

- L'antica cattedrale, secondo la tradizione di epoca paleocristiana, citata sin dal 774, che fu distrutta per la costruzione delle mura venete nel 1561. Il suo nome rimase alla porta Sant'Alessandro delle nuove mura e vicino al luogo in cui sorgeva venne eretta una colonna ancor'oggi esistente.
- San Matteo (nell'attuale via Seminarino), San Pietro (situata davanti alla cattedrale distrutta e pure essa demolita), San Salvatore (sul colle presso il palazzo vescovile, con resti anche romani), San Michele del Pozzo Bianco (di origine altomedioevale e con opere dal XIII secolo ad oggi), Sant'Andrea (in via Porta Dipinta), Sant'Alessandro alla Morla (oggi dei Padri Cappuccini), San Giovanni in Arena (distrutta).

Lovere: Chiesa di San Giovanni in Cala - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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La chiesa di San Giovanni in Cala sorge sulla sommità del monte che sovrasta Lovere, in una posizione estremamente panoramica sfruttata in passato come...

La chiesa di San Giovanni in Cala sorge sulla sommità del monte che sovrasta Lovere, in una posizione estremamente panoramica sfruttata in passato come postazione militarmente strategica affacciata sul lago di Iseo e sulla bassa Valle Camonica, sulla Val Cavallina e sulla Val Borlezza.
La presenza di una fortezza, evocata nella leggenda, è testimoniata da documenti e da resti materiali che non consentono tuttavia una sua datazione all'VIII secolo.

Piancamuno - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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Secondo la leggenda il signore del castello di San Giovanni in Cala, per compiacere Carlo Magno, inviò al potente duca di Monno un'ambasciata per convincerlo a...

Secondo la leggenda il signore del castello di San Giovanni in Cala, per compiacere Carlo Magno, inviò al potente duca di Monno un'ambasciata per convincerlo a non opporsi all'avanzata dell'esercito franco. Padre Gregorio Brunelli riporta alcune opinioni "circa la qualità del soggetto incaricato": un sacerdote amico, una monaca, o la figlia stessa del duca di Lovere, poi fattasi monaca a Brescia. Alla donzella re Carlo, per gratitudine, avrebbe donato la Valle, che da lei avrebbe assunto il nome di Ca Monica, e il giuspatronato "della Chiesa Parocchiale di Piano da lei eretta".

Gorzone: Castello Federici - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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Fra le importanti testimonianze del ricco patrimonio del Museo della Città in Santa Giulia a Brescia si segnalano i sei riquadri affrescati che decoravano casa...

Fra le importanti testimonianze del ricco patrimonio del Museo della Città in Santa Giulia a Brescia si segnalano i sei riquadri affrescati che decoravano casa Caffi-Vezzoli, un tempo pertinenza del medioevale castello dei Federici a Gorzone.
Nei Curiosj Trattenimenti, pubblicati alla fine del Seicento da padre Gregorio Brunelli, il ciclo viene menzionato per la prima volta e collegato al tema della leggenda di Carlo Magno e della giovane di nome Monica, fattasi poi monaca nel convento di Santa Giulia di Brescia. Le scene figurate si sviluppano con una certa varietà compositiva, benchè ormai scarsamente leggibili a causa degli irrimediabili danni patiti dalla pellicola pittorica, tanto che le indagini più recenti sembrano escludere riferimenti precisi alla figura e alle imprese del sacro romano imperatore.

Castello Federici

Dimora della potente famiglia dei Federici il Castello di Gorzone, situato su...

Cividate Camuno: Chiesa di S. Stefano - La leggenda di Carlo Magno nel Cuore delle Alpi

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L'esistenza del castello di Cividate (Blasia) è documentata da più fonti, la più antica delle quali risale al 979. Non si trattava però del tipico castello...

L'esistenza del castello di Cividate (Blasia) è documentata da più fonti, la più antica delle quali risale al 979. Non si trattava però del tipico castello arroccato e inespugnabile, ma di un piccolo villaggio fortificato: un recinto rettangolare difeso da un fossato, che proteggeva la pieve (con battistero e cimitero) e gli edifici annessi (residenze e strutture di servizio connesse alla gestione del patrimonio fondiario ecclesiastico). Il castello di Cividate è testimoniato oggi da esigue ma interessanti tracce: la persistenza del toponimo Porta di Castello; la presenza dell'abside romanica della pieve (con il campanile unica testimonianza medievale della chiesa, per il resto totalmente ricostruita); e infine un esile segno conservato proprio lungo via Porta di Castello.

Nel 774, Carlo Magno sconfisse i Longobardi in Italia, diventando il più potente sovrano d’Europa. Nello stesso anno, donò la Valle Camonica ai monaci di S. Martin di Tours in Francia.
A partire dal Quattrocento, alcuni manoscritti riportano il resoconto di un leggendario viaggio compiuto da Carlo Magno attraverso le Alpi, con lo scopo di conquistare e convertire le popolazioni montane non ancora cristianizzate.

La leggenda racconta che Carlo Magno, dopo esser risalito col suo esercito per la Valle Camonica, giunse al misterioso «porto o ponte Blasia» e qui, sconfitto il castellano locale, fece erigere una chiesa dedicata a S. Stefano. La località di Blasia è stata identificata con Cividate Camuno, dove vi è un’antica chiesa dedicata a S. Stefano, costruita in posizione mediana tra l’antico quartiere del Teatro e dell’Anfiteatro romano e quello su cui doveva insistere il Foro.
Arroccato in cima ad una rupe e raggiungibile da una scala costruita nel XVIII secolo, l’edificio era un tempo raggiungibile dal versante settentrionale attraverso una strada che lo collegava direttamente con il ponte sul fiume Oglio.

DA VEDERE:
L’abside romanica, l’affresco del presbiterio, le antiche strutture al di sotto del pavimento grigliato.
NEI DINTORNI:
Il Parco archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro Romano; il Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica, l’area del Palazzo, la torre medievale, Villa Malaguzzi, la chiesa parrocchiale.

Esine: Chiesa della Santissima Trinità - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«E Carlo venne in Valle Oriola e giunse ad un castello che era detto Iesen, nel quale vi risiedeva un signore giudeo chiamato Ercole, che Carlo uccise, poiché...

«E Carlo venne in Valle Oriola e giunse ad un castello che era detto Iesen, nel quale vi risiedeva un signore giudeo chiamato Ercole, che Carlo uccise, poiché non si era voluto convertire alla fede cristiana, e lì fece edificare una chiesa ad onore della Santa Trinità»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

Secondo la leggenda, Carlo Magno, entrato in Valle Camonica (Vallem Oriola, probabilmente Valle dell’Oglio), giunse ad Isen (Iesen), dove vi era un castellano ebreo chiamato Ercole. Dopo averlo sconfitto, Carlo ordinò di costruire sulla sommità della collina una chiesa dedicata alla SS. Trinità. L’edificio, documentato almeno dal 1154, ha probabilmente una storia molto più antica. Alcuni documenti ora dispersi dell’Archivio Parrocchiale facevano risalire la fondazione della chiesa al 771, anno in cui però Carlo Magno non era ancora giunto in Italia e la Valle Camonica ancora sottostava al regno Longobardo. La forma attuale della chiesa rispecchia i canoni romanici, anche fortemente rimaneggiati nel Cinquecento, periodo nel quale la struttura subì l’innalzamento della facciata, che assunse l’attuale forma simile ad un torrione.
L’interno presenta numerosi dipinti della prima età veneta (XV-XVI secolo), tra i quali si segnala per importanza la cappella di S. Rocco, posizionata sul lato settentrionale e contenente affreschi del pittore Giovanni Pietro da Cemmo.
Nelle vicinanze della struttura rimangono alcune tracce dell’antica fortificazione risalente al XII-XIII secolo, di molti secoli successiva al periodo raccontato della leggenda di Carlo Magno.

DA VEDERE:
La cappella di S. Rocco, il presbiterio, la facciata a torrione.
NEI DINTORNI:
La chiesa di S. Maria Assunta, la parrocchiale di S. Paolo, la torre dei Federici, il Parco del Barberino.

Esine

Il comune di Esine si trova posizionato alla fine della Valgrigna Da vedere:...

Berzo Inferiore: Chiesa di S. Lorenzo - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«E Carlo Magno giunse in una terra chiamata Bercium: lì c’era un castello, chiamato castel antico. Era signore di quella rocca un tale detto Conte Pagano che...

«E Carlo Magno giunse in una terra chiamata Bercium: lì c’era un castello, chiamato castel antico. Era signore di quella rocca un tale detto Conte Pagano che fu convertito alla fede cristiana»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

I dati archeologici consentono di datare l’edificazione della chiesa di S. Lorenzo al XII secolo, anche se la sua forma attuale è il risultato di un ampliamento quattrocentesco. In origine era l’antica parrocchiale dell’abitato, ma fu successivamente sostituita dalla più comoda S. Maria, posizionata ai piedi del colle. Rimangono pochi elementi che ricordano il grande S. Cristoforo che decorava la facciata esterna, mentre all’interno si conservano pregevoli pitture del XV-XVI secolo. Tra le decorazioni spiccano per importanza quelle del presbiterio, dedicate alla vita di S. Lorenzo, e della cappella di S. Rocco e Sebastiano, interamente affrescata dalla mano di Giovanni Pietro da Cemmo. Tra le figure rappresentate compare più volte quella di S. Glisente, particolarmente venerato in questa parte di Valle: sul lato meridionale esterno, secondo la tradizione, vi è una tomba che dovrebbe accogliere le spoglie di questo Santo.
La leggenda racconta che Glisente fosse stato un soldato dell’esercito di Carlo Magno, assieme al fratello Fermo e alla sorella Cristina, ma, stanchi degli orrori della guerra, decisero di ritirarsi in eremitaggio su alcuni monti della Valle Camonica: Glisente sopra Esine, Fermo sopra Borno e Cristina sopra Lozio.
Sulla cima della collina, in posizione panoramica sulla Val Grigna, si trova la piccola cappella di S. Michele, antica testimonianza di una vasta fortificazione che cingeva la sommità dell’area tra il XII ed il XIII secolo.

DA VEDERE:
La cappella di S. Rocco e Sebastiano, il presbiterio.
NEI DINTORNI:
La chiesa di S. Maria Nascente, la chiesa di S. Michele, la chiesa di S. Glisente e la Casa Museo del Beato Innocenzo.

Bienno: Chiesa di San Pietro in Vincoli - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«E Carlo salì un monticello, assieme al vescovo Trupino, il quale portava un vessillo; piantata la bandiera sulla cima del monte Carlo stabilì di far edificare...

«E Carlo salì un monticello, assieme al vescovo Trupino, il quale portava un vessillo; piantata la bandiera sulla cima del monte Carlo stabilì di far edificare una chiesa in onore di S. Pietro Zucco»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

La chiesa di S. Pietro in Vincoli si trova lungo la via di comunicazione che collegava Bienno a Breno, probabilmente sito di un antico ospizio per i viandanti e sicuramente edificata su un edificio preesistente, forse una torre, di cui si notano ancora tra le pareti i materiali di reimpiego. Al nome dell’edificio è spesso aggiunto il termine Zucco o il dialettale Süch, il cui significato è ancora incerto. Visite pastorali del cinque e del Seicento la ricordano in condizioni precarie, tanto che fu sottoposta a sistemazione nel corso del XVIII secolo. Il portico è testimoniato già nel 1578, mentre nel 1692 si segnalava come “le immagini dipinte della parete dentro il coro o si dipingano nuovamente o si cancellino del tutto”.
Oggi non rimangono tracce delle antiche pitture e anche il paliotto di cuoio che decorava l’altare è stato traslato presso il municipio. Padre Gregorio di Valcamonica (1698) ricorda come nella chiesa vi fosse una tabella che certificava come fossero di indubitabile verità tutte le indulgenze concesse dai vescovi a seguito di Carlo Magno e la fondazione dello stesso edificio. La custodia della chiesa era in capo agli eremiti che risedevano sul colle della Maddalena, mentre oggi la struttura è adibita ad attività artistiche e culturali.

DA VEDERE:
Il portico, le murature con pietre di riutilizzo.
NEI DINTORNI:
La Valle dei Magli con il Museo etnografico del ferro, delle arti e delle tradizioni popolari, la Fucina Ludoteca e la Fucina Laboratorio; il borgo medioevale di Bienno, con le torri, le chiese e i palazzi, la Casa degli Artisti, il Mulino Museo; il colle della Maddalena con l’omonimo santuario e il monumento a Cristo Re.

Breno: il castello - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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Nella versione della leggenda narrata da padre Gregorio Brunelli, il castello di Breno "era provvisto di coraggio e di gente" poiché alle milizie del signore...

Nella versione della leggenda narrata da padre Gregorio Brunelli, il castello di Breno "era provvisto di coraggio e di gente" poiché alle milizie del signore locale si erano aggiunti i longobardi fuggiti e sconfitti, intenzionati a resistere alle armate franche.
Il castello, "fortissimo, e quasi insuperabile per la natura del sito inaccessibile", conserva ancor oggi l'aspetto incombente e inespugnabile, dominando uno sperone roccioso a strapiombo sull'abitato di Breno.
La sua struttura è il risultato di una lunga storia di revisioni costruttive e funzionali, che trasformarono l'insediamento fortificato medievale, formato da palazzi e torri recintati, in una roccaforte militare sede, sotto il dominio veneto, della guarnigione locale.

Castello di Breno

Il Castello di Breno sorge arroccato su un colle che sovrasta il paese: l’...

Capo di Ponte: Monastero di San Salvatore - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Apli

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«Quindi Carlo Magno giunse in una località chiamata Cemmo: lì fece edificare una chiesa in onore di San Salvatore» (Traduzione dal manoscritto conservato a...

«Quindi Carlo Magno giunse in una località chiamata Cemmo: lì fece edificare una chiesa in onore di San Salvatore»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

L’antico abitato di Cemmo, frazione di Capo di Ponte, era un tempo sede del pievatico che faceva capo alla chiesa di S. Siro. Sull’opposto versante del fiume Oglio vi era un antico monastero cluniacense del quale oggi rimane solo la chiesa dedicata a S. Salvatore.
Si hanno notizie del complesso a partire dal 1095, quando venne citato in una bolla di papa Urbano II diretta all’abate Ugo da Cluny. A quel tempo il monastero di Capo di Ponte, detto de Valle Camonica o de Teziis, faceva capo al priorato di S. Paolo d’Argon nei pressi di Bergamo.
Il convento, pur mantenendo numerosi benefici, risultava già in decadenza verso la fine del Duecento. Aggregati i suoi beni nel 1538 al patrimonio del Duomo di Brescia, perse a poco a poco d’importanza fino alle riforme napoleoniche del primo Ottocento: tutto il complesso venne incamerato dal demanio e successivamente venduto a privati. Dopo essersi salvato dalla trasformazione in filanda, gli edifici rimasti dell’ex monastero vennero acquistati nel 1879 dal letterato Fortunato Rizzi (1880-1965) che si adoperò per la loro ristrutturazione.
La chiesa di S. Salvatore si dispone lungo tre navate terminanti in altrettanti eleganti absidi, con il presbiterio sormontato da un tiburio ottagonale sul quale si aprono otto bifore. All’interno della struttura rimangono alcune antiche pitture parietali, oltre a possenti colonne culminanti in capitelli decorati con figure umane, animali ed elementi mitologici.

DA VEDERE:
Il giardino, l’epigrafe romana del gladiatore Rutumanna, gli absidi.
NEI DINTORNI:
I tre parchi di Arte Rupestre - Sito UNESCO n. 94, il Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, la pieve di S. Siro, il borgo storico.
 

 

Foto di Luca Giarelli

Pieve di San Siro

Pietra miliare del Romanico Lombardo dell’XI-XII secolo la Pieve di San Siro...

Edolo: Chiesa di San Clemente - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«E di seguito Carlo salì un monticello e lì fece edificare una chiesa in onore di S. Clemente» (Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr,...

«E di seguito Carlo salì un monticello e lì fece edificare una chiesa in onore di S. Clemente»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

La leggenda narra che Carlo Magno, dopo essere partito da Cemmo in direzione dell’alta Valle Camonica, si fermò sopra un monticello per fondare una chiesa dedicata a S. Clemente. Essa è identificata dagli studiosi con il piccolo oratorio omonimo sulla costa di Edolo, anche se padre Gregorio nel 1698 la riteneva invece la chiesa di S. Clemente che si trova sopra Vezza d’Oglio. Nel Settecento si sparse voce, in particolare grazie agli scritti di Gianmaria Biemmi e a Stefano Togni Marrotta, che in epoca longobarda, attorno al 660, vi fosse in questa località un tempio pagano dedicato a Saturno.
Non  smettendo i Camuni di adorarlo, il re Ariberto ordinò la sua demolizione. Il nome Idulo (Idolo) rimase comunque legato alla località: Edolo, tanto che l’antico stemma della cittadina riportava un idolo posto in cima ad una colonna. La tradizione popolare aggiunse anche una sua versione, sostenendo che nella zona dove oggi sorge S. Clemente si adorasse anche un vitello d’oro, che venne successivamente seppellito e ancora adesso nascosto nel sottosuolo. Le cronache successive rammentano come nel Quattrocento venne costruito nei pressi della chiesa un fortilizio che fu affidato a Giacomino Oldofredi da Iseo Capitano di Valtellina durante gli scontri tra Milano e Venezia. Resti di questa rocca sono ancora evidenti nelle murature che circondano il dosso di S. Clemente.

DA VEDERE:
L’affresco di S. Clemente nel presbiterio, i resti delle antiche strutture murarie.
NEI DINTORNI:
La chiesa di S. Giovanni Battista, la chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano, la pieve di S. Maria Nascente, Casa Zuelli, antica dimora della famiglia Federici, il centro storico.

Edolo

« Edolo dunque è terra grande, situata al piano, tutta borgata, ornata di...

Monno e il Mortirolo: Chiesa di San Brizio - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«E Carlo Magno andò sopra un monte: lì i cristiani combatterono una grande battaglia contro giudei e pagani. Perirono molti fedeli, ma di più infedeli. E Carlo...

«E Carlo Magno andò sopra un monte: lì i cristiani combatterono una grande battaglia contro giudei e pagani. Perirono molti fedeli, ma di più infedeli. E Carlo impose a quel luogo il nome di Mortarolo […] E venne inoltre Carlo ad una terra detta Amon dove fece edificare una chiesa in onore di San Brizio»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

L’origine del nome Mortirolo è da imputare, secondo la leggenda, ai numerosi morti causati dalla battaglia combattuta in quel luogo tra le truppe cristiane di Carlo Magno e le schiere avversarie di giudei e pagani. La chiesa di S. Brizio si trova ai piedi dell’abitato di Monno (Amon) lungo una strada campestre che dirige verso Edolo.
Anticamente era la parrocchiale monnese, della quale si citano rettori già dal 1284; successivamente venne sostituita dalla chiesa di S. Pietro e Paolo. L’edificio venne ricostruito nel 1470 e ristrutturato nel 1657, come riporta la lapide murata sull’esterno della parete settentrionale. In questa stessa iscrizione si rammentano inoltre le numerose indulgenze concesse alla chiesa dai vescovi al seguito di Carlo Magno. Nel 1580, durante la visita di Carlo Borromeo, la struttura era descritta come «remota» dall’abitato e in cattive condizioni. L’interno della chiesa è decorato con pitture del Settecento,
mentre il presbiterio ospita una fastosa ancona lignea opera di Giovanni Battista Zotti. Il santuario era ricchissimo di ex voto dei quali fu però fatto gran falò dopo la visita pastorale del vescovo di Brescia monsignor Giacinto Tredici.

DA VEDERE:
L’epigrafe che ricorda Carlo Magno, il loggiato ligneo interno posto nella controfacciata.
NEI DINTORNI:
La parrocchiale di S. Pietro e Paolo, la chiesa dei SS. Sebastiano e Fabiano, la chiesetta di S. Giacomo; il Passo del Mortirolo, una delle grandi salite del Giro d’Italia.

Vezza d'Oglio: Chiesa dei Santi Michele e Giorgio - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«E quindi Carlo andò ad una terra chiamata Adavena: e là fece edificare una chiesa in onore dei Santi Michele e Giorgio» (Traduzione dal manoscritto conservato...

«E quindi Carlo andò ad una terra chiamata Adavena: e là fece edificare una chiesa in onore dei Santi Michele e Giorgio»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

La leggenda racconta che Carlo Magno, giunto nei pressi di Vezza d’Oglio, transitò per Davena (Adavena), dove decise di fondare una nuova chiesa e consacrarla al culto dei SS. Michele e Giorgio. Le origini di questa chiesa rimangono incerte, ma essa trova n forte legame con la leggenda di Carlo Magno, grazie alla presenza all’interno della struttura di un medaglione dipinto che ricorda le indulgenze concesse dal passaggio del re dei franchi. Lo scrittore camuno Padre Gregorio di Valcamonica, originario di Cané, nel 1698 sosteneva che Carlo Magno venne anco a Davena, dov’era a quel tempo una rocca considerabile, ma, dato che non gli venne fatta resistenza alcuna, egli con la solita generosa pietà contribuì per la chiesa dei SS. Michele e Giorgio, lasciandovi i vescovi che erano a seguito del sovrano tesori delle indulgenze, come negli altri luoghi.
Nel 1567 il Vescovo di Brescia Domenico Bollani segnalava la chiesetta riedificata ma non ancora completa, mentre al tempo della visita di Carlo Borromeo nel 1580 essa era descritta in malo stato, dipendente dal rettore di Vezza d’Oglio e luogo di arrivo del terzo giorno di rogazioni. Accanto all’edificio, protetto da un tetto in ardesia, vi è il campanile databile al XVII secolo. All’interno, nella volta del presbiterio, sono invece presenti affreschi databili all’Ottocento.

DA VEDERE:
La pittura che ricorda le indulgenze donate da Carlo Magno il dipinto che raffigura Davena tra i Santi protettori.
NEI DINTORNI:
Vezza d’Oglio: la torre Federici e la chiesa di S. Clemente; la cava del marmo bianco, risalente all’epoca romana (ora chiesa), i manufatti della Grande Guerra

Vezza d'Oglio

Vezza d'Oglio è posto sulla riva destra del fiume Oglio, lungo la strada...

Vione - Temù: Chiesa di S. Alessandro - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«Di seguito fece edificare una chiesa dedicata a Sant’Alessandro» (Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505) La leggenda...

«Di seguito fece edificare una chiesa dedicata a Sant’Alessandro»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

La leggenda racconta che Carlo Magno, entrato nei territori di Dalegno, l’antico comune che comprendeva Temù e Ponte di Legno, ordinò di costruire la chiesa di S. Alessandro. Non si conosce il periodo in cui essa venne fondata: anche se l’edificio potrebbe essere di origine romanica, come segnala il campanile databile al XIII secolo, la struttura attuale risale almeno al Cinquecento. La chiesa, che sorge sulla strada tra Vione e Temù, è molto semplice e presenta una facciata a capanna decorata da un portale in marmo e due piccole finestrelle.
Al tempo della visita pastorale di Carlo Borromeo nel 1580 era descritta come «oratorio campestre», dipendente dalla parrocchiale di Villa Dalegno e luogo di arrivo del terzo giorno delle rogazioni. La chiesa ha subito un lento degrado fino agli anni trenta del Novecento, periodo nel quale venne restaurata, come ricorda un’iscrizione conservata all’interno: «in onore di Dio Onnipotente e del Santo Martire Alessandro fu restaurato ed abbellito il santuario cadente per vecchiezza in memoria del dottore Italo Tognali fu Battista nell’anno 1939». La tradizione popolare vuole che nei pressi di S. Alessandro
avesse sostato S. Carlo Borromeo: egli, scendendo da cavallo, avrebbe lasciato l’impronta del suo piede incisa su una pietra. S. Carlo avrebbe inoltre risanato una fonte ritenuta malefica posta nelle vicinanze.

DA VEDERE:
I resti del campanile romanico, le decorazioni del soffitto.
NEI DINTORNI:
Temù: il Museo della Guerra Bianca in Adamello, la chiesa di S. Bartolomeo.
Vione: il Museo etnografico ‘l Zuf; la chiesa parrocchiale di S. Remigio; l’antico borgo medievale, con i resti delle sei case torri a difesa del castello Polagra; l’antica segheria veneziana; le parrocchiali delle frazioni; il Dosso Bergino; la Tòr di Paga’ in Val di Canè (2240 m s.l.m.), con i resti di antiche torri longobarde.

Ponte di Legno: Chiesa della Santissima Trinità - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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«Raggiunto il termine della Valle ordinò di costruire una chiesa in onore della Santissima Trinità» (Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo...

«Raggiunto il termine della Valle ordinò di costruire una chiesa in onore della Santissima Trinità»
(Traduzione dal manoscritto conservato a Venezia, Museo Correr, anno 1505)

Dopo aver fondato la chiesa di S. Alessandro a Temù, secondo la leggenda Carlo Magno decise la costruzione della chiesa della SS. Trinità a Ponte di Legno. L’origine della struttura è incerta, ma sicuramente più antica dello stile barocco che ad oggi la caratterizza. L’alto campanile merlato possiede infatti elementi architettonici caratteristici almeno del XVI secolo. Durante la visita pastorale del 1580, Carlo Borromeo suggerì di ampliare il presbiterio e la navata, qualora la struttura si fosse rivelata poco capiente; richiese inoltre di chiudere il presbiterio con una cancellata, che in via eccezionale, a causa della povertà della comunità, poteva esser costruita anche in legno e non in ferro.
L’edificio venne riedificato nel 1685 e così lo descrive padre Gregorio di Valcamonica, originario di Cané (1698): «tutto lavorato a stucco e insignito di pitture». All’inizio del Novecento venne creata la scalinata d’accesso del sagrato, utilizzando materiale di riporto recuperato da alcune case danneggiate da un incendio. L’unica navata interna appare particolarmente luminosa grazie all’ornamento dei numerosi stucchi settecenteschi. Sul fondo del presbiterio emerge per magnificenza l’altare maggiore, attribuito ai membri della famiglia Ramus (Domenico, ma forse del padre Giovan Battista), che risulta tra i maggiori esempi della scultura lignea in alta Valle Camonica.

DA VEDERE:
Gli altari lignei, l’ex voto dipinto della famiglia Scarsi del XVII secolo.
NEI DINTORNI:
La cappella dei morti di Zoanno; la chiesa di S. Apollonio, nei pressi di Pezzo; il castello di Castelpoggio in località Poia, all’ingresso occidentale di Ponte di Legno.

Ponte di Legno

Ponte di Legno (Pònt Dalègn in dialetto camuno) è un comune italiano di 1.746...

Val di Scalve - La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi

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L'episodio è narrato soltanto nella colorita versione di padre Gregorio Brunelli. Il signore di Breno, Cornelio Alano, fugge nottetempo dal castello assediato...

L'episodio è narrato soltanto nella colorita versione di padre Gregorio Brunelli. Il signore di Breno, Cornelio Alano, fugge nottetempo dal castello assediato. Di buon passo "con grandissima diligenza, e con secretezza per l'amico silentio delle stelle" risale la Val di Scalve attraversando Angolo e Gorzone; quindi "per strade erte, e malagevoli" raggiunge Colere e la Presolana. Carlo Magno lo rincorre, indirizzato dagli abitanti di un villaggio posto accanto a un ponte di pietra dai quali è "meglio, e più interamente informato del viaggio" del nemico e del luogo dove era nascosto.
Lo trova "tutt'intrepido, e ben in arme, che squadronate le sue genti era disposto per combattere, e difendersi" e soltanto grazie al Cielo, dopo "fiera, e atroce battaglia, dove molti d'ambo le parti morirono", lo sconfigge. Secondo una delle fantasiose etimologie di padre Gregorio, da tale episodio "in memoria d'essere ivi stato preso Cornelio Alano" deriverebbe il nome Presolana.
Riscendendo Carlo Magno si sofferma "a rimirare la Valle" accanto al fiume Decio "dove anco al presente si veggono alcune Torri sopra d'un gran scoglio erette"; lo raggiunge il signore della Valle che, temendo la stessa sorte dell'Alano, spontaneamente si sottomette e si converte.
Per celebrare la vittoria Carlo Magno fonda la chiesa di Santa Maria Maddalena di Dezzo.