Verso la fabbrica - La Scuola dell'Andare
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Un itinerario paesaggistico, in mezzo alla natura, alla storia e alla cultura.
Immagina di ripercorrere il lungo sentiero, a tratti impervio, che per due volte al giorno le donne di Ossimo e dell'Altipiano del Sole percorrevano per raggiungere l'Olcese, il cotonificio di Cogno che insieme ad altre fabbriche determinò lo sviluppo dell'industria in Valle Camonica.
Un sentiero da percorrere in più giorni in cui ancora oggi puoi rintracciare gli elementi e le suggestioni di quel passato contadino, nelle vigne, nelle architetture rurali, nel museo etnografico e nella segheria.
E non solo.
Lungo questo percorso si scoprono anche le tracce dell'arte preistorica e di quella quattrocentesca, una forte spiritualità e, non da ultima, una tenuta insolitamente arabeggiante, che ci racconta storie degli imprenditori del territorio.
Cogno: la fabbrica tessile dell'Olcese - Le viti di Ossimo

“Cosa rende talvolta difficile decidere la direzione da scegliere? La natura possiede, io ritengo, un magnetismo sottile in grado di guidarci nella giusta direzione, se ad esso ci abbandoniamo.
Non è indifferente scegliere l’una o l’altra strada. Solo una è quella giusta. Ma siamo spesso così stolti ed incuranti da scegliere quella sbagliata. Vorremmo avanzare lungo quella strada, non ancora percorsa nel mondo reale, che sia il simbolo perfetto del cammino che amiamo intraprendere nel mondo interiore e ideale; ed è indubbiamente difficile
scegliere la direzione, se essa non è ancora distintamente tracciata in noi”. (Henry David Thoreau)
Verso la fabbrica. Scendevano e salivano quotidianamente, con ogni tempo e ad ogni ora del giorno e della notte. Ogni sasso ed ogni scalino del percorso era noto, come le parole delle preghiere, come i versi delle canzoni che intonavano per vincere la paura. Questa era la vita quotidiana e, in essa, questi i pochi momenti di libertà.
Vedendola e pensando alla sua storia, alle emozioni dei suoi primi operai, al loro desiderio di emancipazione dalla vita dei campi, non si può che pensare alla storia della nostra Valle, ai saperi, alla cultura e alle tradizioni cancellati in pochi anni dal miraggio di modernità. Ed eccola, la fabbrica...
Partenza dal sagrato della Chiesa dell'Annunciazione di Cogno.
Chiesa dell'Annunciazione di Maria Vergine - Cogno

Piancogno

Ossimo Inferiore: il Parco Archeologico di Asinino - Anvoia

“Le costellazioni non sono fenomeni naturali, ma imposizioni culturali;
le linee tracciate tra le stelle
sono come sentieri consumati dall’immaginazione di coloro
che li hanno calcati in precedenza.
La costellazione chiamata “camminare”
ha una storia, la storia percorsa da tutti
quei poeti e quei filosofi e quei rivoluzionari, da pedoni distratti, da passeggiatrici,
da pellegrini, turisti, escursionisti,
alpinisti, ma il suo futuro dipende dal fatto che quei sentieri di collegamento
vangano percorsi ancora”
(Rebecca Solnit)
Le statue degli dei, degli eroi, degli avi restano a guardia di antichi riti, menhir silenziosi su pietre parlanti. È lì che conduce l’energia del sentiero, intrecciando il nostro dialogo con l’altrove.
Raggiungere il paese di Ossimo Inferiore e seguire le indicazioni per la Chiesa di San Rocco. Da qui intraprendere la strada (circa 2 Km) che conduce in località Asinino. Superato questo primo ingresso pedonale si giunge in località Pat, dove un cartello informativo indica l'ingresso principale al Parco.
Parco Archeologico di Asinino-Anvòia

Ossimo Superiore: il Museo Etnografico e il lavoro nei campi

“Non siamo qui come pietre immobili,
oppure come fiori o insetti la cui vita
è perfettamente tracciata:
siamo esseri d’avventura.
E mai l’uomo farà a meno di raccontare storie”.
(Mircea Eliade)
La Storia, quella con la lettera maiuscola e insegnata a scuola, è fatta dalle memorabili gesta dei grandi e dalle loro epopee. Ma accanto a quella Storia, ve n’è sempre un’altra altrettanto importante, quella del quotidiano, raccontata dagli oggetti raccolti nel Museo etnografico Ossimo Ieri, che ha accomunato grandi e umili e che ci aiuta a capire quale sia stato per tanta gente il senso della vita.
Museo Etnografico Ossimo Ieri

Borno: la segheria e il lavoro dei boscaioli

"Se vuoi vedere le valli, sali in vetta alla montagna.
Se vuoi vedere le vette di una montagna, sali su una nuvola.
Se invece aspiri a comprendere una nuvola, chiudi gli occhi e pensa”.
(Khalil Gibran)
Pensare che il bosco possa essere la prima risorsa economica per un intero paese oggi è difficile. Eppure, fino a qualche decennio fa, prima del grande sviluppo urbanistico delle seconde case, per Borno era così. E la vecchia segheria Bertelli, ancora ben conservata e saltuariamente in funzione, ne è una significativa testimonianza. Come questa, in paese ve n’erano altre sei e ad alimentarle di legname intere generazioni di boscaioli dedite al duro lavoro.
Borno

Cai Borno c/o Pro Loco
Il Santuario dell'Annunciata

"Andiamo senza turbare
la luce che sorge e il canto
degli uccelli lungo la via.
Andiamo col passo del Pellegrino,
nel sacco appena un tozzo di pane
che inzupperemo all’acqua di fonte sull’altopiano:
la necessaria eucarestia di Natura
avanti di assiderci a sera per l’ultima Cena.
E come usavano gli antichi oranti dal “Tetto del mondo”,
ognuno appenda al proprio bastone
il velo della sua sospirata preghiera e il vento la porti
nella direzione che vuole.
Andiamo leggeri, prodigiosamente leggeri,
per non offender la terra,
e nulla alteri il ritmo del misurato respiro”.
(David Maria Turoldo)
Silenzio e preghiera. Questo è il luogo della quiete dell’animo e della meditazione ispirata dalle magnificenze del Creato, dalle panoramiche vedute sulla Valle e dalle austere architetture arricchite da preziosi affreschi, straordinario omaggio di un Camuno alla propria terra.
Santuario Annunciata - Piancogno

La Casa delle Vigne

"Qui attorno, attualmente,
la parte migliore della terra
non è proprietà privata;
il paesaggio non appartiene a nessuno
e il camminatore gode di una relativa libertà.
Ma verrà forse il giorno in cui
questa terra sarà smembrata
in parchi per cosi dire di svago,
di cui solo pochi godranno in modo limitato
ed esclusivo, in cui i recinti
saranno moltiplicati ed altre invenzioni respingeranno
gli uomini sulla strada pubblica,
e camminare sulla terra di Dio
significherà attraversare senza permesso
la terra di qualche gentiluomo”.
(Henry David Thoreau)
La terra aggrappata alle rocce, la vite generosa che ricambia le attenzioni con il suo prezioso frutto, le famiglie unite sotto un unico tetto nella necessità di condividere gioie e fatiche della vita quotidiana.
Pianborno: la Tenuta Gheza

"La voce delle montagne.
La grazia delle montagne
che io immagino piene d’erba
diventò una rupe rocciosa
il giorno che io mi dissolsi nel nulla.
Ma anche nei manicomi
continuai a sperare per questa solarità
per queste altissime cime
per questi giacigli di grazia.
Mi accamperei in un prato
perché il silenzio non ha parole”.
(Alda Merini)
Gli stili architettonici eclettico-arabeggianti potrebbero fuorviare, ma restano come imperituro inno alla propria terra, capace di apprezzata produzione.
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